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INTRODUZIONE / Introduction (only in Italian language for now)

I Lepidotteri sono certamente, da sempre, fra gli animali che più hanno attirato l'attenzione dell'uomo, sia per motivi di ricerca o hobby, sia per puro collezionismo: il grande valore estetico e la varietà di questi appariscenti animali, uniti alla loro stupefacente metamorfosi, sono tra gli elementi che hanno contribuito ad accrescere la loro popolarità.
Essi costituiscono, per numero di specie (più di 165000 racchiuse in circa 130 famiglie), il secondo ordine della classe degli insetti; il loro nome deriva dal greco lepis = squama e pteron = ala, e fa riferimento alla particolare struttura delle ali che sono appunto tappezzate da numerose squame, responsabili, sia per motivi strutturali che per l'effettiva presenza di pigmenti, dell'eccezionale variabilità cromatica di questi animali (Fig. 1). Dal punto di vista evolutivo, tra gli insetti, è uno degli ordini più recenti: non esistono testimonianze o fossili di farfalle antecedenti alla fine del mesozoico, periodo nel quale si affermarono le piante con fiore. Come tutti gli insetti, i Lepidotteri hanno il corpo diviso in tre segmenti principali, capo, torace e addome, possiedono 3 coppie di zampe e due paia di ali.
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Fig. 1. Particolare dell'ala di una farfalla al microscopio. 40X - Foto S. Saitta

STRUTTURA E CICLO VITALE
Il capo è piccolo, di forma arrotondata, munito di due grandi occhi composti (costituiti, come in tutti gli Artropodi, da centinaia o migliaia di piccoli occhi semplici detti ommatidi) e talvolta anche di un paio o più di occhi semplici detti ocelli; le antenne, che fungono da organo di senso per la ricezione di stimoli olfattivi, tattili, chimici, sono due e possiedono una morfologia variabile (filiformi, clavate, pettinate), oltre che da famiglia a famiglia, anche tra individui maschi e femmine della stessa specie. L'apparato boccale è di tipo succhiatore, visto che quasi tutti i Lepidotteri si nutrono di liquidi zuccherini: le mandibole sono quasi sempre ridotte o assenti, mentre i due lobi esterni delle mascelle (le galee) sono molto sviluppati e formano quella che viene chiamata spiritromba, cioè un tubo (in alcune specie lungo anche più dell'intero corpo della farfalla) che viene utilizzato per aspirare le sostanze nutritive. Il torace può essere distinto in tre segmenti, sebbene strettamente uniti fra loro: protorace, mesotorace e metatorace. Il primo è il più delle volte molto ridotto e provvisto di appendici alari rudimentali; il mesotorace è il più sviluppato e porta il primo paio di ali mentre il metatorace, più piccolo, presenta il secondo paio di ali. In ogni segmento si inseriscono un paio di zampe che sono gracili e più o meno sviluppate in base alla famiglia. Le ali sono membranose e sostenute da strutture tubulari dette nervature; sono di forma triangolare, con quelle anteriori solitamente più grandi e quelle posteriori più piccole; queste ultime possono presentare più variabilità di forme con la presenza di appendici, code, pieghe, ecc. L'addome è più o meno lungo, cilindrico o appuntito, costituito da 10 segmenti (uriti), di cui i primi 8 liberi e gli ultimi 2 fusi fra loro a costituire i genitali esterni; presenta sulla sua superficie, un paio per segmento, dei fori detti stigmi, punto di accesso per l'aria verso il sistema respiratorio; in alcune famiglie, prevalentemente con abitudine notturne, sono presenti anche degli organi timpanali capaci di captare i suoni emessi dai predatori (tipicamente i pipistrelli). La struttura dei genitali viene utilizzata dagli entomologi come carattere tassonomico e spesso è l'unico esame capace di separare con relativa certezza specie molto vicine fra loro.

Come gli altri insetti olometaboli i Lepidotteri hanno uno sviluppo indiretto che passa attraverso diverse fasi: uovo, larva, pupa (crisalide), immagine (adulto), con tutte le susseguenti variazioni di forma e abitudini alimentari che il processo di metamorfosi comporta.

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Fig. 2. Larva a tre diversi stadi di sviluppo e pupa di Helicoverpa armigera (Hübner, 1808) - Foto S. Saitta

Il ciclo vitale inizia con la deposizione delle uova da parte della femmina su un substrato adatto, il più delle volte su piante che saranno poi la fonte di alimentazione della larva stessa; il sito viene scelto accuratamente in base a stimoli visivi, chimici, tattili. La larva viene detta bruco: esso è privo di ali e presenta, oltre alle normali 6 zampe, una serie di appendici locomotorie dette false zampe il cui compito è fondamentalmente quello di tenere l'individuo adeso al substrato (Fig. 2). Il capo è munito di 3 paia di ocelli (mancano gli occhi composti) e di un efficiente apparato masticatore: la quasi totalità dei bruchi si nutre infatti di vegetali, specialmente foglie, ma anche legno (Cossidae), frutti (Tortricidae), derrate alimentari (Tineidae). Dopo aver completato l'accrescimento, attraverso una serie di mute periodiche (il rivestimento cutaneo non si accresce), il bruco smette di nutrirsi e va alla ricerca di un luogo adatto per "impuparsi", sotto una foglia, su un ramo, anche in profondità nel suolo, aderendo al substrato con vari supporti costruiti producendo la seta e infine, in alcuni casi, richiudendosi dentro un bozzolo protettivo. Durante questa fase viene completato il processo di metamorfosi che porta gli organi larvali a diventare quelli dell'adulto. Al termine avviene il cosiddetto "sfarfallamento": l'individuo adulto rompe l'involucro cuticolare della pupa e (se presente) il bozzolo tramite il rigonfiamento del capo e del torace che crea un varco nella struttura. La farfalla fuoriesce liberando le zampe e l'addome e, dopo la distensione delle ali causata dal pompaggio dell'emolinfa nelle venature, è pronta per volare.

POPOLAZIONI E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
È noto a tutti come nelle regioni temperate la presenza delle farfalle nelle città, parchi, prati e montagne, sia in massima parte ristretta ai mesi primaverili-estivi. Il ciclo biologico dei Lepidotteri è regolato dall'alternanza delle stagioni in base alle differenze che quest'ultime presentano nelle temperature, nella durata della luce solare, ecc.. In inverno esse sono presenti allo stato di uovo, di larva in diapausa, crisalide e a volte alcune specie possono svernare da adulte, come ad esempio alcune Vanessa spp, mentre in estate, con l'aumento delle temperature e del fotoperiodo esse si mostrano nel loro stato adulto. Va tenuto in conto che la durata media della vita di una farfalla adulta è di circa 2-4 settimane e quindi il periodo di volo non si sovrappone per intero alla durata della stagione favorevole, ma è più ristretto; appare dunque chiaro come nell'ambito di una stagione lo sviluppo di una farfalla adulta è regolato da molteplici fattori quali il ciclo della pianta alimentare, ma anche dallo stadio in cui si è trascorso l'inverno, dall'altitudine, dalla latitudine ecc. I Lepidotteri presentano delle variazioni nel numero di generazioni annue: si possono distinguere specie univoltine (cioè con una sola generazione annuale) e specie polivoltine: in quest'ultime, ad esempio, le uova che vengono deposte dalla prima generazione (per esempio a Giugno) si sviluppano in larve che daranno origine ad adulti che deporranno a loro volta uova che si svilupperanno producendo una terza generazione, le cui larve sverneranno poi come crisalide, per dare origine, l'anno successivo, alla prima generazione, e così via. La variazione nel numero di generazione è controllata come sempre dalle condizioni climatiche e dunque è variabile anche in base ai fattori climatici locali già citati. Esistono infine specie che presentano oscillazioni nel numero di individui in base pluriennale, per esempio con cicli biologici biennali, e farfalle migratrici capaci di compiere viaggi di lunghe distanze (oltre 2500 km). I Lepidotteri sono adattati a un vasto range di habitat e sono presenti in tutte le terre emerse, ad esclusione dei climi estremi dei poli e dei deserti; ogni specie occupa poi una nicchia ben definita da precise preferenze riguardanti i fattori biotici e abiotici (temperatura, umidità, fonti alimentari, substrato, copertura vegetale, ecc.). Più individui della stessa specie che vivono nel medesimo habitat formano una popolazione. L'insieme delle popolazioni di una specie, infine, occupa un determinato spazio che viene definito areale: questo può essere più o meno ampio con specie che possono essere cosmopolite, coprire tutto il paleartico o poche centinaia di chilometri quadrati.

CLASSIFICAZIONE
Una utile distinzione per lo studio dei Lepidotteri è quella tra Ropaloceri (farfalle diurne) ed Eteroceri (falene notturne): sebbene non abbia criteri tassonomici scientifici (i Ropaloceri comprendono le superfamiglie di Hesperioidea e Papilionoidea, gli Eteroceri invece sono costituiti da superfamiglie molto distanti fra loro dal punto di vista filogenetico), essa è utilizzata dagli entomologi per ragioni pratiche, anche a causa dei diversi metodi necessari per lo studio dei due gruppi. Le differenze tra le due categorie, oltre alle abitudini di volo diurno o notturno, comprendono anche alcuni aspetti morfologici: nei Ropaloceri le ali sono vivacemente colorate e tenute chiuse "a libro" e le antenne sono clavate, mentre negli Eteroceri le colorazioni sono generalmente più monotone e le ali vengono tenute chiuse "a tetto" (Fig. 3); le antenne possono essere clavate, filiformi o pettinate (il termine eteroceri significa proprio "con antenne eterogenee").

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Fig. 3. Pseudoterpna coronillaria (Hübner, 1817), un Eterocero, e Vanessa cardui (Linnaeus, 1758), un Ropalocero.
Sono evidenti le differenti colorazioni e la differente postura delle ali a riposo - Foto S. Saitta

I primi tentativi di classificazione delle farfalle non avevano un vero e proprio fondamento filogenetico ma si basavano essenzialmente sulla morfologia generale e sulle abitudini di questi insetti. Da ciò nacque una distinzione basata sulla taglia dell'adulto, quella tra "Microlepidotteri" e "Macrolepidotteri". Questa suddivisione, sebbene anch'essa priva di fondamento scientifico, è ancora comunemente utilizzata. Vengono considerati Microlepidotteri tutte quelle forme che ricadono nei primi attuali tre sottordini di farfalle (Zeuglotteri, Dacnonifi, Monotrisi), anche se per consuetudine si escludono i grandi Epialidi. Per quanto riguarda le famiglie del quarto sottordine (Ditrisi) non esiste, invece, un comune punto di vista. In certi casi i Ditrisi considerati Microlepidotteri comprendono i Piralidi e tutte le famiglie dei Tortricoidei, Tineoidei e Pteroforoidei. Altre classificazioni sono invece più comprensive e includono tra i Microlepidotteri tutte le famiglie di Ditrisi a partire da quelle dei Cossoidei fino a quelle degli Pteroforoidei. Ai Macrolepidotteri appartengono tutte le restanti famiglie di Ditrisi.



Tratto da: SALVATORE SAITTA - Comunità a Macrolepidotteri Eteroceri fototropici della Riserva Naturale Orientata "Laghetti di Marinello" - Tesi di laurea magistrale in Scienze Biologiche, Università degli Studi di Messina, A.A. 2008/2009. Relatore prof.ssa C. Calabrò, Correlatore dott. M. Infusino.